mercoledì 11 giugno 2014

Post overbooking: Agatha Raisin, City of Heavenly Fire, I Watson, Kuroko no Basket,

Buongiorno compulsivo a tutti,
è una Bookaholic afflitta dalla #SummertimeSadness a scrivervi, una Bookaholic le cui afose pene sono lenite dalla guarigione: la crisi da overbooking sembra infatti essere terminata e le mie letture sono tornate alla normalità. Prima di procedere oltre, voglio ringraziare Magicamente Me, che mi ha consigliato il libro che ha contribuito a sbloccarmi: GRAZIE MOMA! Curiosi di conoscere l'identità di questo volume misterioso e delle altre letture degli ultimi giorni? Proseguite oltre e... buona lettura.

Quando non ci si sente di affrontare letture impegnative, il giallo è la soluzione. A sbloccarmi è stato un mistery, corto (di sole 200 pagine) e dalle atmosfere molto "brit": Agatha Raisin e la quiche letale, primo volume della serie dedicata all'ex pr londinese Agatha Raisin, che decide di smantellare la sua agenzia e godersi la pensione anticipata in un delizioso paesino inglese. Il romanzo è di Marion Chesney ed è stato pubblicato (in italiano da Astoria) con lo pseudonimo M.C.Beaton. Premesso che in genere adoro i gialli ambientati in piccole cittadine in puro stile Agatha Christie. Di questo romanzo colpisce soprattutto la facilità di lettura e la scorrevolezza e, non da ultimo, la protagonista. Moma mi aveva avvertito che Agatha era antipatica. In effetti è vero: Agatha è una donna sulla cinquantina, non particolarmente graziosa, con pochi amici. Ha un matrimonio fallito alle spalle, niente parenti in vita e ha vissuto letteralmente per il suo lavoro. E' abituata a blandire i giornalisti oppure a minacciarli, e non è molto brava a instaurare altri rapporti con il suo prossimo. Decide di partecipare alla gara di quiche cittadina per inserirsi, e visto che non sa cucinare, pensa bene di comprare una quiche in una nota gastronomia londinese. Immaginate il suo sconcerto quando sembra che proprio a causa sua sia stato avvelenato (con della cicuta) uno dei giurati, un uomo molto in vista nella comunità locale. La serie prosegue con parecchi altri volumi, che non ho ancora letto (e non so quando lo farò: i gialli per me vanno presi a piccole dosi). In ogni caso, se amate il genere, avete esaurito la bibliografia della Christie, cercate una lettura estiva o semplicemente non vi va di leggere ve lo consiglio caldamente

Un altro romanzo che mi ha tenuto compagnia in questi giorni è stato City of Heavenly Fire di Cassandra Clare, volume conclusivo della serie The Mortal Instruments. Il romanzo è uscito in America il 27 maggio ed è ancora inedito in Italia (dove verrà pubblicato da Mondadori), quindi si è trattato di una lettura in inglese. In generale ho sempre avuto un rapporto un po' conflittuale con la Clare: mi rendo conto che non è alta letteratura e che alcune soluzioni narrative rasentano la banalità. Però nei momenti giusti alcune situazioni descritte dalla Clare sono apprezzabili. Personalmente ho preferito la sua trilogia The Infernal Devices (Clockwork Angel, Clockwork Prince, Clockwork Princess) ambientata nella Londra ottocentesca. L'ho trovata, in generale, più matura rispetto ai primi tre libri dedicati agli Shadowhunters (Città di ossa, Città di cenere, Città di vetro) e più fresca rispetto agli ultimi tre (Città degli angeli caduti, Città delle anime perdute e City of Heavenly Fire). Ora vi dirò le mie impressioni più nel dettaglio, ma sappiate che non mi faccio scrupoli a inserire SPOILER quindi leggete a vostro rischio e pericolo. 

La cover di COHF. No, non è un colpo di tosse
Il problema di COHF è duplice. Da una parte la trama e dall'altra i personaggi. 
La trama pura e semplice non è mai stata il punto forte nella scrittura della Clare, che secondo me è più abile a delineare i personaggi e le dinamiche di gruppo. La storia non ha presentato alcuna novità, a cominciare dall'antagonista: utilizzare Sebastian come villain dopo che era stato già presentato come tale nella prima trilogia secondo me è stata una mossa azzardata. Lo stesso "limite" di Sebastian, la contaminazione da sangue demoniaco che, di fatto, lo priva dell'anima, finisce per renderlo un personaggio monolitico e al di là di ogni possibile redenzione, piatto e monodimensionale. 
Per quanto riguarda invece i "buoni": in questo ultimo libro Jace e Clary li ho trovati davvero noiosi. L'idea della Clare per la Clary di questa trilogia era chiaramente quella di presentarci una protagonista che dopo aver accettato i poteri da Shadowhunter, inizia a usarli e a prendere dimestichezza con quel che può fare, trovando la sua vera forza. C'è da dire che questo percorso non è assolutamente riuscita a renderlo su carta. Mi viene in mente un paragone con Harry Potter: Harry non è un personaggio perfetto, nel corso dei suoi sette libri fa un mucchio di stupidaggini e volentieri noi lettori lo prenderemmo a schiaffi. Ma nei Doni della morte, da un certo punto in poi, accetta il suo destino e fa tutto per bene. Questo è quel che avrebbe dovuto fare Clary ma purtroppo non ce la fa. Jace poi ha avuto minor approfondimento in questo libro, il trauma dell'essersi trasformato nel burattino di Sebastian in COLS non è stato affrontato. La verità è che se nella prima trilogia Jace era un vero personaggio con un suo background e un suo arco narrativo, in questa trilogia il suo ruolo fondamentalmente è fare il fidanzato di Clary e creare situazioni per l'angst di Clary. Insomma non serve a un tubo. Questi due stavano già bene dopo la prima trilogia, potevano (e dovevano) vivere felici e contenti e stop. Simon, Isabelle, Alec e Magnus sono molto più interessanti, perché non avevano concluso, al termine della prima trilogia, il loro sviluppo come personaggi. Mi sembra che la Clare sia anche stata brava a non ridurre tutto a shipping: Simon e Isabelle non si riducono al Sizzy e Alec e Magnus non esistono solo per il Malec. Ho apprezzato in particolare le storyline parallele dei fratelli Lightwood che legavano Isabelle alla madre Maryse e Alec al padre Robert. Da sottolineare che la furbona della Clare oltre ad aver avuto l'idea di inserire coppia gay canon sia maschile che femminile nella serie (si sa che i fandom vanno pazzi per slash e femslash) ha inserito ulteriore sottotesto tra Jace, Alec e Simon, che a questo punto potrebbero mollare i rispettivi partner e avviare una interessante threesome. Aggiungo che la morte di Jordan non mi ha fatto né caldo né freddo: stiamo parlando di un tizio che ha aggredito la fidanzata e poi è tornato con lei facendosi perdonare perché "era cambiato". Allora, questa non è una storia romantica, è una storia pericolosa. Il fatto che il tuo fidanzato sia diventato un lupo mannaro e non sappia controllarsi non vuol dire che devi restare con lui. Maia stava facendo benissimo a lasciarlo e l'unica soluzione possibile per Jordan come personaggio era la morte. L'alternativa era far passare un concetto molto diseducativo per le lettrici giovani. 

Molto interessanti invece i personaggi che costituiranno il nucleo narrativo della futura serie della Clare The Dark Artifices: mi piace questa Emma Carstairs, mi piace questo Julian Blackthorn, mi piace anche Mark (sono un gran figo mezzo fairy della Caccia Selvaggia) Blackthorn e anche Ty promette bene. Anche il ruolo dei Sidhe, che fino a ora erano rimasti più in disparte nel mondo di Shadowhunters, mi sembra una buona idea. Tra l'altro, se ho capito bene, pare che un certo Jem Carstairs (aka il fratello silente hot, Zaccaria) e una certa Tessa Gray si recheranno a Los Angeles per vegliare su Emma, imparentata alla lontana con Jem. E chi sono io per dire di no ad altre scene con Jem (visto che lo scorso agosto è stato il mio fidanzato virtuale per un mese)?

Mi raccomando, Newton, ricordacelo l'aumento di un euro eh
Veniamo ora a una lettura talmente breve che è durata sì e no una mattinata: sto parlando di I Watson di Jane Austen, propostoci dalla Newton a soli 1,90 euro. Premesso che non avevamo bisogno della copertina rigida e la collana Live poteva restare a 0,99 eh... Ho apprezzato la lettura. A differenza di Lady Susan, che non è considerato un romanzo canonico della Austen ma ha una conclusione, I Watson si interrompe sul più bello. Anche in questo romanzo si nota la velata polemica femminista relativa alle donne costrette di fatto al matrimonio, unica via per evitare una vita di indigenza. Sulla trama apparente (= la love story) non ho neppure voglia di soffermarmi, visto che sono sicura che i 3/4 dei commenti su questo libro ne parleranno. In ogni caso resta un gran peccato che il romanzo si interrompa sì e no a metà storia. Poi sottolineiamo che la protagonista si chiama Emma. Emma Watson. 

Da sinistra: Aomine (blu), Midorima (verde), Kuroko (azzurro), Kagami (rosso)
Akashi (rosso), Murasakibara (viola), Kise (giallo)
In questi ultimi giorni mi sono dedicata anche alla lettura di un manga. La cosa in sé è straordinaria: a parte il periodo del "delirio ninja", che mi ha afflitta in gioventù a causa soprattutto di Naruto, non sono mai stata una lettrice seriale di manga (anche se suppongo di averne comunque letti più di un qualsiasi lettore medio). Ancora più straordinario - visto che preferisco gli shonen d' avventura come Naruto, Onepiece e Bleach - è che io stia leggendo uno sport manga. Su uno sport che non ho mai praticato tra l'altro: sto leggendo Kuroko no Basket, è va da sé che si parla di pallacanestro. La storia segue le vicende della squadra di basket della scuola superiore di Tokyo Seirin in cui gioca il protagonista, Kuroko Tetsuya. Kuroko, uno specialista in passaggi che grazie alla sua scarsa presenza fisica riesce letteralmente a sparire in campo, è il sesto uomo della generazione dei miracoli, una generazione di giocatori fortissimi usciti dalla stessa squadra, quella della scuola media Teiko. L'obiettivo di Kuroko & compagni è quello di arrivare a vincere le gare nazionali e battere i fenomeni della generazione dei miracoli. In generale, va detto che KnB per molti versi è il tipico sport manga: la narrazione lascia pochissimo spazio alle vite private dei personaggi, che conosciamo solo in quanto giocatori. E proprio qui sta il bello: tutto quanto viene omesso dal canon stimola la fantasia del lettore e costituisce terreno fertile per la fan fiction, che interviene su questi "buchi". Pian piano KnB dà assuefazione: anzitutto il manga è ben disegnato e l'anime ha una fluidità dell'animazione straordinaria. Poi è bello scoprire pian piano la generazione dei miracoli, che presenta davvero un ventaglio di personaggi per tutti i gusti. Personalmente ho le mie preferenze ma i personaggi mi piacciono più o meno tutti. Mi piace Kuroko, il classico protagonista dai nervi d'acciaio nascosti sotto un aspetto puccioso. Mi piace la coach di ferro Aida Riko e della generazione dei miracoli i miei preferiti sono l'asso indiscusso Aomine Daiki (che è anche il mio nuovo fictional boyfriend) e il capitano Akashi (che a quanto ho capito è un sociopatico e si mette tutti in tasca con molta tranquillità). Il manga è attualmente in corso e ne sono usciti 27 tankobon. Dell'anime esistono due stagioni, entrambe di 25 episodi; la terza (che già attendo) è prevista per ottobre. L'autore è Tadatoshi Fujimaki. L'opera viene pubblicata su Weekly Shonen Jump in Giappone. 

Ecco qui Celaena Sardothien
Infine, ho deciso di iniziare a leggere una serie che a naso mi ispirava ma poi avevo lasciato perdere perché non mi convincevano i giudizi di pubblico troppo entusiasti: sto parlando della serie fantasy di Sarah J. Maas Throne of Glass che ha per protagonista l'assassina Celaena Sardothien. Ammetto che l'idea di una pericolosa assassina reale bionda e sedicenne mi aveva perplessa, ma poi ho ricordato che anche Buffy era bionda e sedicenne e quindi anche Celaena valeva una lettura. Invece di iniziare dal primo romanzo della serie, intitolato Throne of Glass, ho iniziato da The Assassin's Blade, la raccolta di cinque short story che cronologicamente avvengono prima delle vicende narrate in Throne of Glass. Al momento ho letto le prime due; ognuna ha una sua trama indipendente, ma le storie sono concatenate, e in generale questa raccolta mi ha ricordato il modo in cui è stato pubblicato Sapkowski, con due romanzi che in realtà erano raccolte di racconti indipendenti prima di attaccare con una storia di più ampio respiro. Devo dire che le due storie lette fino a ora mi hanno preso e le ho lette con piacere. Quindi penso che proseguirò con la lettura del romanzo Throne of Glass e con il secondo Crown of Midnight. Il terzo, Heir of Fire, è previsto per settembre, quindi con un po' di fortuna non dovrò aspettarlo troppo (casomai dovessi andare in fissa con questa serie, non si sa mai).   

Questo post si conclude così. Spero che se avete letto anche uno solo di questi libri vorrete scrivermi le vostre impressioni per capire se concordiamo oppure no. Aggiornerò con le prossime letture man mano che arriveranno, anche se in generale ho deciso di essere più schizzinosa ed eliminare subito storie che non mi convincono. Detto questo, Bookaholic vi saluta e torna alla #SummertimeSadness. 

Come sempre saluti compulsivi a tutti,
B. 


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